I diritti dei bambini ai tempi del Covid-19: quali sfide per il futuro?

Il Gruppo CRC compie vent’anni e in occasione del 20 novembre pubblica l’11° Rapporto di monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che allarga lo sguardo sull’impatto della pandemia sui quasi 10 milioni di bambini e adolescenti che vivono in Italia. La crisi ha portato alla luce, aggravandole e dilatandole, le criticità che le 100 associazioni del network hanno già rilevato da anni: l’assenza dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nella cultura politico-amministrativa e nell’agenda politica e la mancanza di un coordinamento efficace in tale ambito. L’analisi si chiude come sempre con delle raccomandazioni rivolte alle istituzioni competenti per facilitare il cambiamento e fornire suggerimenti su come superare le criticità.

Il lancio del Rapporto avviene quest’anno on line e in partnership con Vita viene presentata la CHILDREN’S WEEK. I DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA AI TEMPI DEL COVID19, QUALI SFIDE PER IL FUTURO? dal 16 al 20 novembre, con 5 momenti di riflessione trasversale rispetto ai raggruppamenti tematici propri del Rapporto CRC, alla presenza di operatori, esperti e rappresentanti delle istituzioni.

Hanno già confermato la loro presenza Lucia Azzolina, Elena Bonetti, Giuseppe Provenzano, Sandra Zampa, Steni Di Piazza, Chiara Giaccardi, Daniela Lucangeli, Marco Rossi Doria, Chiara Saraceno e tanti altri.

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Lettera appello madri e bambini

Roma, 19 giugno 2020  

 Al Ministro della Giustizia 

On. Alfonso Bonafede 

Al Ministro dell’Economia e delle Finanze 

On. Roberto Gualtieri  

Al Presidente della Camera dei Deputati 

On. Roberto Fico  

Al Presidente della II Commissione Giustizia, Camera dei Deputati 

On. Francesca Businarolo 

Al Presidente della Commissione Bilancio 

On. Claudio Borghi  

  

Oggetto: lettera appello sulla condizione delle detenute madri e dei bimbi in carcere. 

Egregi Onorevoli, 

nelle scorse settimane, nell’ambito dell’emergenza sanitaria dovuta all’epidemia da Covid – 19,  Cittadinanzattiva ha richiamato più volte l’attenzione delle Istituzioni sulla condizione dei bambini  presenti, assieme a detenute madri, nelle strutture penitenziarie, ritenendo indispensabile l’adozione di  misure straordinarie rivolte a porli in sicurezza al di fuori del contesto carcerario. 

Secondo i dati più recenti del Ministero della Giustizia, al 31 maggio 2020 nel circuito  penitenziario risultavano essere presenti 30 detenute madri con 34 figli al seguito. Di questi, erano 11  le madri e 12 i bambini ristretti nelle sezioni nido delle case circondariali, mentre gli altri risultano tuttora  collocati all’interno degli Istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam). 

Nonostante nella fase emergenziale tali presenze si siano progressivamente ridotte, riteniamo  tuttora necessario adottare ulteriori interventi, dovendo la tutela della salute dei bambini prevalere su  ogni altra ragione o interesse pubblico e costituire l’unico criterio guida per la costruzione di misure  dedicate. 

Nella stessa ottica di tutela della salute psicofisica dei piccoli, occorre predisporre soluzioni  definitive e durevoli, che rimuovano gli ostacoli di natura giuridica ed economica ad oggi presenti, per  evitare che i bambini, una volta superata la fase dell’emergenza, tornino a fare ingresso in carcere. 

Su queste premesse si basano le proposte formulate dalla nostra Organizzazione in occasione  della discussione al Senato del DL n.28/2020, in parte recepite dall’emendamento 2.0.1/13, depositato  in Commissione Giustizia. L’emendamento prevedeva la realizzazione di nuove case famiglia protette,  idonee ad ospitare madri e bambini provenienti dal circuito detentivo, attraverso apposite convenzioni  tra il Ministero della Giustizia e gli enti locali.

L’approvazione della proposta avrebbe rappresentato una prima soluzione concreta, sia  nell’emergenza che al di là di essa, per consentire percorsi del tutto alternativi alla detenzione di bambini  e delle loro madri. 

Tuttavia, l’emendamento, con nostro grande rammarico, è stato successivamente ritirato e  trasformato in Ordine del Giorno che, come noto, rappresenta un semplice atto di indirizzo rivolto al Governo. 

Siamo consapevoli che sui temi della giustizia si giochi una partita particolarmente complessa  sul piano degli equilibri politici, ma siamo altrettanto convinti che la tutela dei soggetti più fragili, in  questo caso i bambini, debba prevalere su ogni altra ragione ed interesse. 

Per questo motivo riteniamo su questo terreno inaccettabili soluzioni di compromesso, inidonee  oltretutto a modificare anche solo parzialmente lo stato delle cose. È doveroso che le Istituzioni facciano  scelte decise ed assumano responsabilità concrete. 

Chiediamo, pertanto, che in fase di discussione del DL n.28/2020 alla Camera vengano recepite le  nostre proposte, che intervengono sui seguenti punti: 

  • in materia di custodia cautelare, per favorire l’esecuzione della misura custodiale applicata alle  donne incinte o madri di prole di età fino a sei anni presso case famiglia protette e in via  subordinata presso gli Icam; 
  • in materia di differimento obbligatorio e facoltativo dell’esecuzione della pena, aumentando la  soglia di età del minore e prevedendo che il periodo di differimento possa essere trascorso in  casa famiglia o, in via subordinata, in Icam; 
  • in materia di case famiglia protette, eliminando la previsione di cui all’art. 5 della legge n. 62 del  2011 che ne prevede la realizzazione senza oneri a carico dello Stato e che, ponendone  interamente i costi a carico degli enti locali, finora ne ha in massima parte impedito la  realizzazione e tal fine prevedendo un filone di finanziamento dedicato e reperendo le necessarie  risorse anche dai fondi a disposizione del Ministero della Giustizia. 

In attesa di un cortese riscontro, porgiamo cordiali saluti. 

 Antonio Gaudioso, 

Segretario generale di Cittadinanzattiva 

Sostengono il presente appello: 

Emma Amiconi, Presidente FONDACA – Fondazione per la cittadinanza attiva 

Stefano Anastasia, Garante regionale Lazio dei diritti delle persone detenute o private della libertà  personale 

Fabrizio Barca, Coordinatore Forum Disuguaglianze Diversità; consigliere Fondazione Basso 

Alessandro Bergonzoni, scrittore e autore teatrale

Andrea Bonini, giornalista 

Don Luigi Ciotti, Presidente Libera contro le mafie 

Alex Corlazzoli, giornalista e maestro 

Giuseppe Cotturri, autore, studioso di diritto e istituzioni politiche, già docente di sociologia dei fenomeni  politici – Università di Bari, già Direttore Centro per la Riforma dello Stato 

Nando Dalla Chiesa, sociologo, scrittore e Presidente onorario Libera 

Patrizio Gonnella, Presidente Associazione Antigone 

Giovanna Longo, Presidente Associazione A Roma insieme – Leda Colombini 

Maurizio Marcassa, Presidente Aics solidarietà 

Raffaela Milano, Direttrice programmi Italia – Europa, Save the Children 

Giovanni Moro, docente di sociologia politica, Università La Sapienza Roma  

Padre Gino Rigoldi, cappellano Istituto penale per minorenni Cesare Beccaria 

Enza Ruggiero, vice Presidente conferenza nazionale volontariato giustizia 

Chiara Saraceno, sociologa, filosofa e accademica 

Sergio Staino, fumettista, vignettista e regista 

Gabriella Stramaccioni, Garante comunale Roma dei diritti delle persone detenute o private della libertà  personale 

Olivia Tassara, giornalista 

Antonio Turco, coordinatore gruppo di lavoro persone private della libertà, Forum nazionale Terzo Settore Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano

 

SCARICA IL DOCUMENTO -> Lettera appello madri e bambini_Cittad.Att.

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“Nessun bambino varchi più la soglia di un carcere”

 

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L’attività di volontariato interno è momentaneamente sospesa fino a fine emergenza Covid-19

“Non possiamo entrare in carcere. È ufficiale. Ogni attività di volontariato interno è momentaneamente sospesa fino a fine emergenza Covid-19”.

Che fare?

A questa domanda avremmo voluto rispondere subito. Avremmo voluto rassicurare, alleggerire, sostenere chi, da dentro, cercava di capire cosa stesse accadendo fuori.  E chi, da fuori, cercava di capire cosa stesse accadendo dentro.

Le attività sono sospese, è vero. Non ci sono – per ora – i sabati di libertà, non ci sono le feste o i colloqui, i laboratori o le aree verdi. Alcune delle madri sono uscite dal carcere insieme ai loro figli, ma altre, a Roma come nel resto d’Italia rimangono recluse. 

Al “che fare”, abbiamo tentato di dare diverse risposte. La prima era quella di rivendicare pubblicamente, oggi più che mai, un principio essenziale: che nessun bambino varchi più la soglia di un carcere. Che nessuna madre debba più vivere l’angoscia di proteggere un figlio in uno spazio ristretto, teso e potenzialmente patogeno. Che la detenzione domiciliare, l’accesso alle pene alternative e alle case -famiglia, diventino opzioni da considerare sempre e non solo quando fuori impazza l’emergenza.

La seconda risposta, più concreta forse, ci è stata suggerita da chi vive la tragedia del carcere pur non essendo recluso: le famiglie delle donne detenute. Molte di queste, infatti, vivono nel Campo Rom di Castel Romano, sulla Pontina. Per chi non lo conosce gli basti sapere che è lontano, molto lontano per chi -a piedi- deve raggiungere una farmacia o un supermercato. E questo, abbiamo imparato, non va d’accordo con la quarantena. Alcune di quelle famiglie hanno preso carta e penna e ci hanno aiutato a capire chi necessitasse di una mano. Da quella lista stropicciata fatta di nomi di bambini, vecchi, uomini e donne che vivono l’emergenza relegati ai margini della città, è nata una piccola catena umana. Volontari, amici, amici di amici, hanno contribuito a raccogliere e portare più di 50 pacchi di generi alimentari a quelle famiglie. 

La terza risposta quindi, alla domanda iniziale, è la seguente: cercare di accorciare le distanze. Che siano tra il carcere e il fuori, che siano tra un campo e la città. 

Madri e bambini oggi nelle carceri ed emergenza coronavirus

Madri e bambini oggi nelle carceri ed emergenza coronavirus

In un comunicato di 9 giorni fa, integralmente riportato da Ristretti Orizzonti
sabato 21 marzo, l’associazione “A Roma Insieme – Leda Colombini” ha richiamato tutti
i soggetti, a vario titolo responsabili, sulla necessità di esercitare il massimo
dell’attenzione sulla realtà carceraria ed in particolare su quella di Rebibbia femminile e
della Sezione Nido, ove sono detenute 10 madri con i loro 10 bambini.

La ragione di ciò è oggi ancora più stringente: la difesa e la tutela prioritaria dei
diritti alla salute e alla dignità di queste persone, del personale penitenziario, delle
operatrici ed operatori ivi impegnati.

Ribadiamo la straordinarietà dell’impegno richiesto, oggi e non domani:
– Assicurare contestualmente tutte le misure che impediscano o riducano al
minimo le possibilità di contagio;
– Rendere operanti ed utilizzabili, da parte delle detenute e dei detenuti, tutti gli
strumenti ed i mezzi di comunicazione telematica, in attesa che i colloqui e le
visite siano al più presto ripristinati;
– Con il massimo rigore nella tempestività, siano accelerate tutte le procedure, già
oggi previste, per assicurare lo sfollamento immediato della condizione detentiva;
– In nome del diritto all’effettività, i provvedimenti da adottare rapidamente, vanno
considerati unitariamente per madri e bambini.

In pari tempo, l’associazione “A Roma Insieme – Leda Colombini” opera, in vista
della prossima conversione in legge del decreto emanato dal Governo, con il preciso
obiettivo di fare avanzare proposte migliorative rispetto a quanto il decreto stesso
dispone.

Decreto giudicato da istituzioni, associazioni, fondazioni e settori di opinione pubblica
(CSM, Camere Penali, Ordine dei Professori Universitari di Diritto Penale e quant’altro)
assolutamente carente e insufficiente.

Associazione “A Roma, Insieme – Leda Colombini” Via Sant’Angelo in Pescheria 35 – 00186 Roma – Italia Tel/Fax +39 06 68136052 – email: aromainsieme@gmail.com – www.aromainsieme.it C.F. 96219460589
Nel comunicato di 9 giorni fa abbiamo, al riguardo, avanzato proposte che
confermiamo interamente.

Dalla tragedia del coronavirus, anche il mondo della giustizia e della pena può uscirne in
modo positivo, guardando al futuro.

Diventa, infatti, ancor più attuale l’obiettivo di ridurre al minimo, sino ad azzerare, la
realtà delle dei madri e bambini che vivono nelle carceri. Ad oggi, in Italia, questa
condizione è vissuta da 53 madri e 59 bambini.

Un appello pressante, quindi, al legislatore: ci sono proposte di legge sul tema, come
quella assegnata alla Commissione Giustizia della Camera – proposta 2298 del 9
dicembre 2019 – che meritano di essere prese in esame, senza indugio.
In giorni come questi, in cui è impossibile per noi volontari e volontarie operare in
rapporto diretto con il carcere ( a tal proposito inviamo un saluto alle madri ed ai loro
bambini detenuti, alle guardie penitenziarie e a tutte le operatrici ed operatori), ci
impegniamo a mantenere e far vivere il rapporto all’esterno con i familiari delle madri e
dei bambini oggi rinchiusi a Rebibbia, comunicando con loro e sostenendoli.
A nome di tutti i volontari e le volontarie di “A Roma, Insieme – Leda Colombini

La Presidente
Roma, 30 Marzo 2020

Giovanna Longo